Claudio Rocchi 3C
In questi due anni di covid è uscita la parte peggiore di ognuno. Questo é avvenuto perché privando le persone dei propri svaghi e piaceri, ognuno di noi ha provato risentimento che però non potavamo sfogare e allora ci siamo ribellati. Senza capire che facendo questo peggioravamo solo le cose e allungavamo questa agonia. Le persone tuttora non si rendono conto che più non rispettano le regole, più il covid ci impedirà di vivere sensazioni, avventure e esperienze, portandoci via la nostra vita. La zona rossa impedisce e limita la nostra vita ,ma é un sacrificio che si può sopportare a patto che si potrà ritornare alla splendida, fantastica e bellissima vita normale.
Elisa Azzolin 3C
In questo periodo di chiusura cerco di non annoiarmi in tutti i modi…
La mattina mi sveglio e dalle 8.00 fino alle 14.00 faccio lezione online, verso le 14.15 affamata pranzo e fino alle 15.15 vado in giardino a leggere un libro (fino ad ora ne ho letti 3) o a giocare con il cane. Verso le 15.20 inizio a fare i compiti fino alle 17.20, cercando di finirli tutti. Dalle 17.45 vado a camminare sulla collina (rimanendo nel comune) fino alle 18.20 sperando di vedere il tramonto, poi ritorno a casa, mentre in chiamata chiacchiero con qualche amica, e vado a mangiare con la mia famiglia. Verso le 20.00 facciamo una chiamata di gruppo con i nonni che ormai sono diventati molto tecnologici. Dalle 20.20 fino alle 21.00 tutta la famiglia si riunisce per vedere un film (ieri abbiamo visto Avatar) o giocare a giochi in scatola. Alle 21.10 mi preparo e vado a dormire.
Questa è una tipica giornata di zona rossa.
Emma Brena 3C
Durante il periodo in cui dobbiamo stare a casa, oltre a fare scuola in didattica a distanza e a fare i compiti, io leggo. Anzi, leggo e rileggo i miei libri preferiti perché non ne posso fare a meno. Perlopiù leggo libri sulla mitologia greca e romana perchè mi affascinano molto. Verso sera mi metto sul divano, con mia mamma o con mio papà, e guardo la televisione per poi continuare a leggere. Altre volte invece di leggere mi rilasso ascoltando musica. Altre volte ancora, uso il mio tempo a rincorrere il mio gatto perché non vuole che io lo accarezzi, ma alla fine riesco sempre a prenderlo. La maggior parte delle volte in cui leggo non mi accorgo quanto tempo passa e quindi mi ritrovo che è tardi e devo subito andare a letto.
Ormai conosco i libri a memoria, ma li adoro, quindi anche quando non dovremo più stare in casa non smetterò di leggere.
Federico Rota 3C
Durante questi duri giorni in cui sembra che il tempo non finisca mai, oltre a studiare e seguire le lezioni, noi ragazzi dobbiamo trovare qualche “stratagemma” per divertirci e per far passare il tempo. Ogni tanto chiamo i miei compagni e i miei amici per fare i compiti in compagnia o per chiacchierare e divertirci; oppure gioco con mia sorella a qualche gioco in scatola o a carte. Il mio passatempo preferito resta comunque sempre lo stesso: prendere la bicicletta e andare al pollaio. Infatti quando vado al pollaio, dopo aver dato da mangiare alle galline, mi siedo e godo la bellezza della natura oppure trovo qualche passatempo all’aperto. Oppure mi dedico alla lettura che trovo, spesso, divertente e entusiasmante che spesso mi coinvolge e mi fa perdere la percezione del tempo mentre mi immedesimo nella storia. Questi sono tutti i passatempi che utilizzo per ammazzare il tempo in questo periodo difficile, quali sono i vostri?
Filippo Sicignano 3C
Stare in zona rossa per me non è stato molto facile, cioè la prima settimana sì perché potevo dedicare più tempo ai videogiochi e a guardare la TV.
Però poi quando la zona rossa continuava ulteriormente non sapevo più cosa fare, mi annoiavo a giocare sempre con i videogiochi e a guardare la TV e quindi incominciavo a sperare che la zona rossa finisse al più presto.
Per fortuna c’era la scuola, la DAD, i compiti e le interrogazioni mi occupano un po’ di tempo, poi il fatto che io stessi a casa nei giorni “normali” era una cosa surreale secondo me.
Ogni fine settimana guardavo con ansia le notizie del Governo per vedere se ci fossero dei cambiamenti, ma purtroppo niente, forse l’unica cosa che cambiava era l’aumento delle restrizioni.
Speriamo di uscire da questa brutta situazione, perché ormai tutti ci rendiamo conto che non si può vivere in questo modo.
Caterina Roncalli 3 A
Negli ultimi due anni un arcobaleno di colori ha regolato come un semaforo la libertà di circolazione. Spostarsi dalle proprie case, da Comuni, Province e Regioni non è più stata una scelta soggettiva.
Sia lo scorso anno, che l’attuale, in Lombardia – la locomotiva d’Italia – siamo stati condannati alla zona rossa: una dura sentenza per tutti, in particolar modo per noi ragazzi .
All’inizio non riuscivo a rendermi conto fino in fondo di cosa stesse accadendo, avvertivo che il mondo era in crisi, sotto shock e disorientato. Questo mi ha spaventa moltissimo, perché in questa drammatica storia c’ero dentro anch’io. Ho provato smarrimento, confusione, incertezze, tanto da chiedermi se non fosse tutto un’esagerazione o addirittura un brutto sogno. Nessuno poteva darmi una risposta, così mi sono abituata a conoscere questo incubo, a viverlo e ad aspettare con pazienza che finisse. La mia vita di studente è riuscita comunque a continuare. Grazie alla Dad, non abbiamo perso un giorno di scuola, i professori si sono da subito immersi in questa nuova esperienza e hanno lavorato con il massimo impegno e dedizione per sostenerci e continuare instancabili i loro programmi. Ci hanno insegnato che, anche nei momenti più duri, dobbiamo contare su noi stessi e attingere alle nostre risorse.
Mi sono sentita fortunata ad avere insegnanti che mi hanno accompagnata e guidata in questo lungo e tormentato periodo.
Ho anche riscoperto in questo esilio forzato i valori assoluti di un “nido”, che tanto caro fu a Pascoli, l’importanza di una famiglia, di una casa tranquilla e sicura come un rifugio dove ricevere conforto. Ora non posso che sperare che si ristabilisca un nuovo equilibrio tra uomo e natura e che entrambi si fondano in un unico elemento stabilendo un contatto intenso come lo auspicava Gabriele D’Annunzio.